Pensare con il cuore o con la testa?

Carl Gustav Jung scrive nelle sue memorie che nel 1925 ebbe l’occasione di parlare con un “non-bianco”, e precisamente con il capo del villaggio indiano di Taos, nel Nuovo Messico. Ochwiay Biaco, questo era il suo nome – il cui significato è “Lago di Montagna” -, gli fece una descrizione dei “bianchi” dal punto di vista dei nativi del suo villaggio, dicendo fra l’altro che sembrano pazzi, perché sono sempre inquieti, pensano sempre a fare qualcosa d’altro….. e tutto questo perché pensano con la testa.
Jung allora replicò che non ci vedeva niente di strano perché… come si deve pensare se non con la testa?
Allora Ochwiay Biaco gli indicò il suo cuore.
Questo incontro fece cadere Jung in una profonda meditazione.

I 7 Chakra principali e il processo di individuazione

Basandosi sulla sua esperienza di psicoterapeuta, Carl Gustav Jung trovò un collegamento fra i 7 Chakra principali e il processo di individuazione.

Secondo lui, il principale livello di attività della maggioranza delle persone era situato nei 3 Chakra inferiori, a cominciare da Muladhara (letteralmente “radice”), dove si stabiliva l’esistenza, la vita, attraverso Swadhistana, e cioè la creatività che si manifesta nella personalità, fino a Manipura, il centro delle emozioni.

Jung credeva che per arrivare a Anahata, il Cuore, ci fosse bisogno della disciplina di un Guru, sia nell’individuale che nel collettivo, poiché il cuore è il punto dove il Sé raggiunge la sua consapevolezza.

Jung era convinto che se un cospicuo numero di persone avesse la capacità di collegarsi a questo livello di attività, le psicosi di massa scomparirebbero del tutto.

Per quanto riguarda i 3 Chakra superiori, e cioè Vishuddha, Ajna e Sahasrara, Jung non accennò nulla, eccetto che questi centri, nel loro pieno sviluppo, erano così al di sopra della consapevolezza comune che neanche il pensiero era capace di alcuna illuminazione.